Mi dilungo qui a scrivere una piccola e breve recensione su un film che mi ha colpito molto.
The Babadook, di Jennifer Kent.
Attenzione, si rischia lo spoiler, quindi chi non vuole ciò, smetta pure di leggere.
Allora il film mi ha ricordato un altro lavoro intelligentissimo chiamato "Pontypool".
Ciò che accomuna le due pellicole è l'uso di un cavallo di troia, in questo caso il genere horror, per dire altro.
The Babadook, e quindi Jennifer Kent, in questo "cavallo di troia", ci sta bene, ci sguazza, usa molti stilemi con una grandissima intelligenza per trattare il tema più difficile dei nostri tempi, la morte.
La morte intesa come perdita, elaborazione del lutto, sorpasso dello stesso e accettazione del resto della vita.
Tutto il film è avvolto da questo senso di oppressione che sembra il mostro o l'horror, ma a metà è già chiaro (almeno a me) che si andrà a parare altrove.
Eppure l'uomo, nella sua vita quotidiana. che può essere fatta anche di lutti, nella sua dinamica, nelle sue discese all'inferno, fa paura. Ci spaventa, trascende e trasfigura. Questo Jennifer Kent ce lo fa vedere molto bene. La realtà e il calarsi in qualche oscuro reame è anche essa orrore, come uscirne è una cura che, però, ci ricorda che qualcosa è successo e che il prima e il dopo esistono.
Eccome.
Ecco, The Babadook parla anche di questo.
I miei omaggi a tutto, segnalando:
- finalmente un bell'uso del silenzio
- il più bel libro pop up degli ultimi anni.
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