Marco Corona - La seconda volta che ho visto Roma.
Questo lavoro è bello, è una confessione/cronaca a denti stretti e una dichiarazione Coroniana di amore su più livelli, dalla moglie a Roma, all'Italia fino ai costumi romani che ai piemontesi sembreranno sempre folkloristici e allegri (ne è riprova, l'orribile Antonello Venditti, colpevole di crimini contro l'umanità che è da Corona ritratto).
Un lavoro dichiaratamente fatto in velocità, ma in realtà, a dispetto del tratto veloce e del colore quasi da macchiaiolo post-moderno, è molto accurato in alcuni passaggi che trasudano emotività.
Insomma, mezzo mondo dice che Corona sia uno stronzo dal vivo, secondo me Corona è proprio un brav'uomo, di vecchio stampo, tipo Giuseppe Verdi.
L'unica cosa che proprio non riesco a capire, sia questo amore generalizzato per i Marlene Kuntz, ma tra le tante cose che non riuscirò mai a capire, c'è il perché l'80% dei disegnatori che ho conosciuto non ascolti musica.
Inoltre, delizia delle delizie, Coroncino mi ha ritratto in ben due vignette, mentre suono con il mio gruppo al Crack, al forte Prenestino. Visto che Corona ama Roma, noi diciamo "Che Iddio gliel'Accreschi!" Certo, parli del gobbo del Quarticciolo e non del Quajaro, a Corò...
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